L’economia contemporanea legata alle merci è sempre più una questione di logistica. Una verità che vale, ovviamente, anche per l’Italia. Anzi, particolarmente per l’Italia, viste le sue caratteristiche industriali. Per la nostra manifattura, l’export riveste un peso sempre maggiore. La competizione sui mercati internazionali si gioca quindi moltissimo su trasporto, infrastrutture e pianificazione logistica.
Ed è proprio la capacità di mettere a sistema questi tre elementi e tenerli insieme la vera leva per la competitività della nostra economia, come mette in evidenza il documento elaborato da Confindustria dal titolo “Industria, Trasporti, Logistica e Infrastrutture: INSIEME per la competitività del Paese”, un’analisi dei nodi su cui intervenire ma anche una piattaforma programmatica per mettere le aziende italiane nelle condizioni di crescere e di giocare la propria partita al meglio nei mercati internazionali.
Quanto il comparto della logistica e del trasporto sia importante lo dicono, prima di tutto, i numeri: cresce infatti, da diversi anni, a ritmi ben superiori rispetto a quelli del Prodotto interno lordo italiano. Il loro valore, nel 2023, è stato complessivamente di 135,4 miliardi, pari all’8,2 del PIL nazionale.
Ma questo sistema integrato, per essere un fattore di competitività, necessita di infrastrutture all’altezza. I servizi di trasporto e logistica, per funzionare al meglio, hanno bisogno di reti e nodi infrastrutturali moderni, sicuri, integrati.
Come mette in evidenza lo studio di Confindustria, oltre il 60% degli scambi commerciali italiani è con altri paesi europei. Il sistema delle infrastrutture e trasporti richiede quindi una pianificazione strategica attenta alle direttrici dell’export italiano. Le merci viaggiano su gomma o su treni soprattutto attraverso i valichi alpini, che hanno quindi un ruolo decisivo. Essi rappresentano quindi un’area di intervento prioritaria.
Mentre la costante crescita di peso dei mercati extra-europei rende evidente la necessità di investire in porti e aeroporti. L’Italia dovrebbe sfruttare meglio la sua strategica posizione geografica, rendendo i propri porti italiani competitivi con quelli del Nord Africa e con il Pireo, in particolare per quanto riguarda gli scambi con la Cina.
Per quanto riguarda le infrastrutture, il documento di Confindustria, sottolinea la necessità di intervenire anche sulla intermodalità. A causa delle persistenti inefficienze strutturali, il trasferimento delle merci dalla strada a mezzi più sostenibili, a cominciare dal treno, è in Italia ancora economicamente non competitivo. In questo senso è necessario potenziare anche il sistema degli interporti.
Per essere fluido, il sistema di trasporti e logistica non ha bisogno solo di infrastrutture fisiche. Il documento di Confindustria sottolinea come sia fondamentale da un lato spingere sulla digitalizzazione, continuando a investire e seguendo gli avanzamenti della tecnologia (Big Data, Blockchain, Cybersecurity, AI), e dall’altro sburocratizzare, per rendere veloci e facili le procedure operative.
Digitalizzazione e sburocratizzazione sono necessari nel trasporto delle merci marittimo e aereo per evitare “colli di bottiglia” e rendere più semplici le procedure doganali e l’integrazione degli scali con le altre reti di trasporto. E ugualmente bisogna investire nell’automazione dei magazzini logistici e dei centri distributivi.
In questa logica, segnala ancora il documento, va ammodernamento il calendario nazionale dei divieti, armonizzandolo con le linee dell’Ue.
Altre aree di intervento indicate dal documento di Confindustria sono quelle del rinnovo del parco mezzi circolante, in una logica “green”, e quello dell’approvvigionamento energetico. Oltre, infine, al fondamentale investimento sul capitale umano, attraverso la formazione.